Viaggiatori, artisti e geni, il popolo italiano è ricco di eccellenze in ogni campo, ma rimane ancora troppo scaramantico per cogliere le opportunità che porterebbe una corretta pianificazione successoria.
In Italia (secondo un rapporto del Sole 24Ore – del 9 aprile 2019-) solamente il 20% ci ha pensato, il 5% ha affrontato la questione e solo l’1% ha chiesto e ricevuto una proposta da un consulente.
Non è ancora chiaro per quanto tempo si potrà godere di una fiscalità così conveniente, ma come risaputo, l’Italia è una sorta di “paradiso fiscale” per quanto riguarda il trasferimento delle ricchezze, sia a seguito di successione mortis causa sia per quanto riguarda le donazioni. Si tratta di un regime agevolato che non ha eguali nel contesto europeo, come si può vedere nella seguente tabella dove vengono raffrontati i diversi regimi di tassazione esistenti negli altri paesi europei.
A preoccupare i possessori di grandi patrimoni è il sempre prospettato inasprimento della normativa fiscale in tema di successioni, che sia l’Europa sia il governo potranno utilizzare per riportare i conti pubblici ed il deficit in ordine.
Una riforma di questo tipo porterebbe un gettito incredibile nelle casse dello Stato, paragonabile solamente ad una più complicata e poco ben vista “imposta patrimoniale”.
La crisi economica in cui è precipitata l’Italia negli ultimi anni, ha accentuato la fragilità delle finanze pubbliche, in un contesto di persistente debolezza della crescita, che non aiuta a migliorare la qualità dei conti pubblici. Questo trova ampio conforto proprio negli ultimi deboli dati relativi alla crescita del Pil italiano che, nonostante fattori esterni estremamente favorevoli (bassi tassi di interesse, manovre accomodanti della Bce, euro relativamente debole), non riesce ad ottenere performance accettabili e a migliorare i conti pubblici.
Date le crescenti necessità di cassa da parte dello Stato italiano e considerando che non esistono ulteriori spazi per estrarre gettiti fiscali da altre componenti del tessuto economico (l’aumento dell’Iva avrebbe effetti recessivi, il lavoro è già ampiamente tassato, stessa cosa vale per le imprese, mentre gli immobili sono gravati dall’Imu), il sospetto è che l’attenzione del fisco possa concentrarsi sulla ricchezza degli italiani e sui patrimoni.
Il rischio è quello che lo Stato possa in qualche modo colpire le ricchezze degli italiani attraverso l’inasprimento dell’imposta sulle successioni, anche perché, quest’ultima, sarebbe politicamente più sostenibile rispetto ad un’imposta patrimoniale e soprattutto perché allineerebbe la nostra tassazione in ambito successorio agli altri paesi europei.
COSA È POSSIBILE FARE OGGI?
Affrontare la questione dell’eredità oggi, consente da un lato di evitare conflitti, dall’altro di non perdere una parte di beni, fra tasse di successione e imposte.
La maggior parte dei grandi patrimoni è composto da beni mobiliari, immobiliari e spesso anche da quote societarie. Affrontando in maniera preventiva la questione è possibile già da oggi compiere i giusti passi con una pianificazione successoria mirata, in grado di garantire continuità aziendale, gestire con i giusti strumenti la liquidità e diminuire, sin da subito, l’imposta successoria sulla parte immobiliare.
Muoversi in tempo è l’imperativo per i patrimoni più grandi e complessi.